A partire dal 1223 l’Imperatore Federico II di Svevia decise di deportare tutti i ribelli musulmani della Sicilia in Capitanata, a Lucera. Questi furono forzatamente trasferiti nell’antica città romana ormai in rovina e divennero tra i più fedeli alleati dell’Imperatore e Re di Sicilia. I musulmani di Lucera erano abili agricoltori e artigiani. Coltivavano grano duro, orzo, legumi, uva e altri frutti, oltre a praticare l’apicoltura per la produzione di miele. Erano anche coinvolti nel commercio, nella medicina e in vari mestieri artigianali. La comunità godeva della libertà di praticare la propria religione, disponendo di una moschea (jāmiʿ), scuole coraniche (Agarenorum gymnasia) e un qāḍī che amministrava la giustizia secondo la shari’a islamica.

Vita Militare
Militarmente, i saraceni di Lucera erano noti per la loro abilità nell’uso dell’arco composito. Molti servivano come arcieri nell’esercito imperiale, costituendo una forza leale e altamente specializzata. Durante la battaglia di Cortenuova del 1237, circa 7.000-10.000 frombolieri e arcieri musulmani parteciparono al fianco di Federico II. La loro competenza nel tiro con l’arco era tale che potevano colpire bersagli a 75 metri di distanza. La loro fedeltà era così forte che Federico II scelse i migliori di loro per far parte della sua guardia personale.
L’equipaggiamento tipico di un arciere saraceno includeva una giubba imbottita (giubbetta), un elmo leggero (cervelliera), una spada, una daga, un arco in osso o corno, una faretra (coccari), un piccolo scudo rotondo (rotella) e protezioni per le spalle (spalliere). La loro formazione militare era influenzata dalla tradizione islamica, che considerava l’arcieria non solo una competenza bellica ma anche un dovere sacro.

Dopo gli svevi
Dopo la conquista del Regno di Sicilia (1266) da parte di Carlo I d’Angiò a danno di Manfredi, figlio di Federico II, la colonia saracena fu ridimensionata ma restò sempre attiva fornendo vettovaglie e uomini alla casata angioina. L’esperienza di una città quasi del tutto musulmana in Capitanata si concluse nell’agosto 1300 quando il re Carlo II d’Angiò decise di disperdere gli abitanti vendendoli come schiavi. L’operazione di orrenda depopulatio mutò sensibilmente gli equilibri della parte settentrionale della Puglia, modificando anche l’impianto urbanistico della città. Dove prima sorgevano moschee e minareti, oggi ci sono chiese e campanili.

